Primitivo di Puglia: la sua storia

Primitivo di Puglia: la sua storia

Primitivo di Puglia: la sua storia

La storia del primitivo risale alla notte dei tempi. Giunto in Puglia con ogni probabilità dall’altra sponda dell’Adriatico per mano degli Illiri, popolo della regione balcanica dedito alla coltivazione della vite, iniziò ad essere commercializzato in tutto il mediterraneo dai fenici, antichi frequentatori delle nostre coste.

 

IL MEDIOEVO

Successivamente, e in particolare nel Medioevo, con il diffondersi degli insediamenti rupestri, ad opera degli eremiti basiliani, il vitigno si diffuse in tutta la zona murgiosa delle province di Bari e Taranto.

 

IL 1700

Ma fu alla fine del settecento che questo vino rosso tarantino fu valorizzato, grazie ai viticoltori di Gioia del Colle e, in particolare, dal primicerio della chiesa di Gioia, Francesco Filippo Indellicati, il quale osservò che uno dei suoi vitigni giungeva a maturazione prima di tutti gli altri e dava un’uva particolarmente nera, dolce, gustosa, che si poteva vendemmiare già a fine agosto. Selezionò quella pianta e impiantò un vigneto tutto di quel tipo. Nacque così la prima monocoltura di uva “primitiva”, così chiamata dall’Indellicati a causa della precoce maturazione.

 

IL 1800

Agli inizi del XIX secolo il primicerio don Francesco Filippi Indelicati e gli altri viticoltori, diffusero il primitivo di Gioia del Colle in terra di Bari e Brindisi e in terra d’Otranto (le odierne province di Taranto e Lecce). Il primitivo venne introdotto il 1820 a Turi, Cassano della Murge., Sammichele, Noci, Castellana Grotte.

La massima espressione del primitivo la si ha però nelle terre salentine, specialmente nelle terre di Manduria e Maruggio, dove il vitigno troverà un habitat favorevole al miglioramento delle proprie qualità.
Questa affermazione è collegata alle nozze della contessina Sabini di Altamura e Don Tommaso Schiavoni-Tafuri di Manduria. La nobildonna infatti portò dalla sua città natale alcune barbatelle scelte dalla preziosa pianta, una specie di dote che il marito manduriano seppe sfruttare molto bene.

Pertanto proprio in quella zona si sviluppò una fiorente coltivazione della vite nella caratteristica forma ad alberello, la più apprezzata anche oggi.